lunedì 12 novembre 2007

Il boom delle parafarmacie


In seguito alla liberalizzazione dei farmaci da banco, voluta dal Ministro Bersani, si è registrato un vero è proprio boom delle parafarmacie: ad un anno e mezzo di distanza dall'emanazione della legge, si contano già più di 1.600 parafarmacie. I dati forniti direttamente dal Ministero dello Sviluppo economico, aggiornati al 25 ottobre 2007, parlano di 1664 parafarmacie: 185 aperte in grandi strutture, 107 in esercizi di medie dimensioni e 1.372 esercizi di vicinato.
Dall'approfondimento dei dati è emerso che la regione con più richieste di registrazione di nuovi esercizi è stata la Sicilia (con 205 parafarmacie), seguita dalla Lombardia (con 170 parafarmacie) e Veneto (con 143 parafarmacie). Agli ultimi posti: Umbria (con 15 parafarmacie), Molise (con 8) e Val d'Aosta (con 3).

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Corner e parafarmacie senza farmacista: i rischi dei consumatori della GDO

L'ANIFA (Associazione di aziende produtrici farmaci da Banco) ha recentemente pubblicato dati che stà lentamente aumentando - sia in termini nominali che di peso di mercato - il canale di vendita alternativo alle farmacie per farmaci senza obbligo di ricetta, quello costituito dalle cosiddette ‘parafarmacie’ e dai ‘corner’ nei supermercati. Secondo i dati riportati nell’ultimo bollettino ANIFA, negli ultimi tre mesi dell’ anno 2007, le vendite di OTC e SOP nelle parafarmacie e corner GDO è salito al 4,8% rispetto al circa 3% del primi mesi dello stesso anno.
Questi dati mostrano che la riforma Bersani (cioè liberalizzazione dei punti vendita ma con la presenza del farmacista) è la stada giusta occorre solo del tempo per consolidare il risultato.
Al contrario la recente (5 giugno 2008) proposta del Ministro del Welfare (no alla facia C, cioè ricetta bianca, alle parafarmacie/corner) ma si alla vendita dei faramaci da banco senza il farmacista rischia di essere per il settore “ GDO e parafarmacie” una polpetta avvelenata e cioè:
1) ripropone una vecchia proposta dei titolari di farmacia: vendita senza farmacista di una limitata lista di farmaci da banco pur di evitare l’uscita di tutti gli OTC e SOP fuori della farmacia
2) renderebbe poco appetibile per le aziende con i brand più importanti (che costano molto in pubblicità) la vendita in uno scaffale di supermercato del loro prodotti. Chi tra i grossi brand degli OTC è disposto a correre il rischio di leggere sui giornali “…..ricoverato in ospedale per una intossicazione causata dopo ingestione di 4 compresse di XXXX preso nello scaffale del del supermercato ....” credo che nessun brand manager ha intenzione di leggere tale titolo o articolo su di un qualsiasi giornale o sito web relativo ad un brand che gestisce: l’uso sbagliato di un prodotto rischia di screditare il marchio anche ingiustamente…ma è così purtroppo.
3) E’ molto probabile che i SOP (a libera vendita ma che non possono essere pubblicizzati) escano di fatto dal circuito GDO/parafarmacie infatti molte aziende di OTC sarebbero tentate da una distribuzione selettiva solo su punti vendita con personale qualificato è per evitare questo rischio (alla ditribuzione e alle aziende di OTC) che la presenza del farmacista nel corner conviene alla GDO.
4) Contestualmente al punto 3) blocco dell’operazione di “delisting” (eliminazione dell’obbligo di ricetta per alcuni farmaci attualmente a prescrizione ) già decisa al Senato nella scorsa legislatura.
5) Legato al punto 4) riduzione della fonte di nuovi farmaci/redditività dei punti vendita a fronte di un guadagno immediato (mancanza del farmacista)

In sintesi, Il mercato dei farmaci (anche se da banco) è sempre un mercato particolare, le persone si aspettano sempre un consiglio ( lo fanno anche per gli integratori e cosmetici particolari) e sarebbe un suicidio di marketing non sfruttare la competenza del farmacista in tal senso.
Forse la presenza continua del farmacista sul punto vendita può essere opportunamente rimodulata secondo particolari esigenze aziendali, ma la sua mancanza rischia di essere la Caporetto di una reale liberalizzazione del settore dei farmaci da banco in Italia.
Leonardo Marchitto

Anonimo ha detto...

Le parafarmacie non hanno nulla a che vedere con le liberalizzazioni, si tratta di negozi che sono stati "inventati" dalla l. "Bersani" per compiacere quote di elettorato-sponsor che con questo provvedimento avrebbero poi sperato in una sanatoria diventando farmacie.Logicamente con questa prospettiva il numero delle nuove aperture è stato sproporzionatamente alto rispetto alla richiesta di mercato, per cui tramontata la possibilità di fare il salto della quaglia trasformandosi in farmacia, molti parafarmacisti sono ora delusi. E sono in difficoltà persino le Coop cui sta bene questa normativa-Gasparri che consentirebbe loro di vendere farmaci da scaffale senza stipendiare alcun farmacista.In tutto questo caos è chiaro solo che gli sconti pubblicizzati del 20% sono specchietti per le allodole e valgono SOLO per un micropaniere dei soliti 10/15 prodotti.Chiunque può verificare che persino uno spazzolino da denti costa il 20% in PIU' in parafarmacia che in farmacia per non parlare delle erboristerie ancora più convenienti .Molti parafarmacisti hanno iniziato l' attività con il progetto di iniziare a vendere con ricarichi-zero per diffondere per qualche tempo una immagine di convenienza al consumatore ma la strategia è durata poco.Tra l' altro più della metà delle parafarmacie nella mia città (e penso ovunque)sono state aperte dagli stessi farmacisti che vi hanno impiegato a gestirle loro parenti o dipendenti prestanome.Altre sono di ex dipendenti di farmacia (quindi non disoccupati)che si sono messi in proprio per cui non c'è quel vantaggio per l' occupazione vantato da Bersani.Al centro delle vere liberalizzazioni ci deve essere il cittadino-consumatore non i farmacisti non titolari che sono scontenti del loro reddito.