venerdì 10 ottobre 2008

I banchieri temono una presa di potere da parte di Berlusconi

Riporto la traduzione di un articolo pubblicato in Germania che mi è apparso molto interessante.

[Pubblicato Giovedì 9 Ottobre 2008 su Frankfurter Allgemeine Zeitung]

Cosa succede alle banche italiane? La risposta potrebbe trovarsi nelle mani di Berlusconi A Milano, nella piazza affari italiana, si diffonde paura per la possibilità che il governo italiano guidato da Silvio Berlusconi tragga profitto della crisi bancaria internazionale per mettere sotto controllo dello stato i più importanti istituti di credito italiani. Mercoledì avrebbe avuto luogo una riunione eccezionale tra il ministro del tesoro Giulio Tremonti, il governatore della banca d’Italia e principale supervisore bancario Mario Draghi ed il presidente della banca speciale milanese Mediobanca, Cesare Geronzi. Mercoledì sera è stata convocata una seduta eccezionale del parlamento sul tema della crisi bancaria.

Finora le Banche italiane reggono. Proprio in Italia finora il sistema bancario si è mostrato eccezionalmente stabile durante la crisi. Ancora nessuna banca ha dovuto essere salvata da una situazione di malessere; anche il rifornimento di liquidità delle banche continua a funzionare. Per tutto ciò ci sono varie ragioni: da un lato, le banche italiane in passato sono state poco tentate di cercare d’incrementare i loro guadagni tramite investimenti speculativi negli Stati Uniti, poiché grazie alle imposte elevate ai clienti privati, il vasto business bancario produce ancora rendite molto attrattive. Inoltre, dato che il sistema giudiziario italiano funziona a fatica, non c’è mai stata la tentazione di prestare grosse ipoteche a clienti con liquidità ridotta. Infine, l’attuale scarsa situazione dei fondi d’investimento sta salvando il rifornimento di liquidità delle banche italiane: Dato che durante gli ultimi due anni molti clienti hanno venduto le proprie quote di fondi d’investimento, i loro conti correnti - i cui interessi sono generati in Italia - sono ben riempiti e, combinati agli interventi della Banca d’Italia, aiutano gli istituti bancari a superare la crisi.

Speculazioni sfrenate sui problemi di Unicredit. Malgrado tutto ciò, la tentazione è grande per il governo, che potrebbe usare la crisi come pretesto per togliere il potere a banche scomode e rimettere il sistema bancario sotto controllo dello stato. Il bersaglio numero uno in questo caso è il capo del gruppo Unicredit, Alessandro Profumo. Profumo in passato aveva messo in evidenza il suo orientamento politico verso il centro-sinistra, ed aveva partecipato pubblicamente alle primarie per il leader ed il candidato presidenziale del Partito Democratico, costretto poi, dopo la vittoria di Berlusconi, a dedicarsi all’opposizione. Nella sua attività di banchiere però, Profumo si era sempre impegnato, per quanto possibile, a matenere il distacco dalla politica. Anche rispetto al governo di centro-sinistra di Romano Prodi, Profumo non ha fatto concessioni, ad’esempio quando si cercavano sostenitori per la privatizzazione di Alitalia. Ma un banchiere, il cui istituto è riuscito a crescere sino a diventare il più grande d’Europa, e che sfugge ad ogni influenza politica, in Italia deve temere continuamente incidenti politici. Già durante la scorsa settimana, Profumo, e Unicredit, sono diventati bersaglio di voci e speculazioni in merito alla svalutazione dei titoli. Già allora si sono diffuse voci, secondo cui a causa del minimo storico del valore delle azioni di Unicredit, Profumo si sarebbe presto dimesso, cosa che ha contributo ad accelerare il trend negativo delle azioni Unicredit nei due giorni successivi . Nel frattempo però, il valore delle azioni si era già ampiamente ripreso, e le speculazioni su problemi interni ad Unicredit si sono rivelate false. I vertici di Unicredit, reagendo all’ondata di speculazioni, hanno dimostrato la propria capacità di agire e durante il fine settimana hanno deciso un aumento di capitale ed altre misure di risparmio.

Indirettamente, il governo potrebbe licenziare gli attuali manager bancari. Questi fatti però non hanno sconcertato il governo. Secondo ad’informazioni provenienti dal settore bancario, proprio la banca meglio capitalizzata dovrebbe diventare il bersaglio di un “azione di salvataggio”, che dal punto di vista bancario non sarebbe affatto necessaria. Molto presto l’Unicredit seguirebbe il destino della seconda banca italiana, Banca Intesa Sanpaolo, il cui presidente è vicino al precendete premier Romano Prodi. Dal punto di vista tecnico, si teme che il governo italiano sfrutti la crisi per prescrivere alle banche alte quote di patrimonio di base come capitalizzazione minima, cioé intorno al 7-8 %. Di conseguenza, gli istituti che non potranno dimostrare di avere a disposizione un tale livello di capitale, cioé praticamente tutti gli istituiti italiani, dovranno accettare un innalzamento di capitale da parte dello stato, che avrebbe così anche il potere di licenzare tutti gli attuali manager bancari. Così, il governo Berlusconi avrebbe modo di comandare anche il secondo istituto più importante tedesco, la Hypo-Vereinsbank, una società controllata da Unicredit. E già nel 2005, in seguito all’acquisizione si era osservato quanto i vertici di Milano seguissero strategie economiche orientate sopratutto ad’interessi privati.

di Tobias Piller

Nessun commento: