mercoledì 30 gennaio 2008

P2P: l'inizio di una rivoluzione o pirateria pura?

In pochi anni, il Peer-to-peer ha determinato la crisi di un'intera industria, quella discografica, che inesorabilmente ha visto precipitare le vendite dei cd. Sorte analoga attraversano anche altri settori, come il cinema, la tv, i giornali, il telefono e i videogiochi: infatti, in rete, i beni che si possono smaterializzare, hanno perso tutto il loro valore economico. Tutto è diventato gratuito: si ascolta musica, si fanno telefonate, si leggono giornali, si vedono film, si gioca.
Fino a poco tempo fa tutto questo era illegale, oggi non è più del tutto così; infatti, molti giornali online sono gratuiti, la telefonia via Internet è gratuita, la web tv è gratuita, stanno arrivando anche i primi film pagati interamente dalla pubblicità (il primo è "Voglio la luna", prodotto dal tour operator Hotelplan e da poco approdato in alcune sale italiane, i biglietti, ovviamente gratuiti si possono prendere soltanto online sul sito del film).
E' l'avvento di Internet e del World Wide Web ad aver reso possibile questo: offrire legalmente servizi gratuiti ad un pubblico vastissimo.

Il primo settore dove è avvenuta la svolta è quello della musica. Una rivoluzione vera e propria perché, a differenza della vecchia "pirateria" fisica, quella che ancora oggi porta nelle nostre strade milioni di copie di dischi copiati illegalmente e venduti a pochi euro, ha portato in pochissimo tempo milioni di persone a collegarsi alla rete e a condividere la loro musica.
Ovviamente si tratta di "furto", perchè copiare una canzone senza pagare i diritti d'autore significa semplicemente privare i musicisti dei frutti del loro lavoro. Ma tra gli internauti il termine "furto" è sempre sembrato inappropriato. Innanzitutto perché nel "file sharing"(scambio di file online), non c'è un oggetto fisico, tipo un disco, che passa da una persona all'altra; inoltre, la copia digitale che viene creata è semplicemente oggetto di un baratto, di uno scambio di files.
Seguendo tale logica, non sono gli "scaricatori" i "ladri", semmai le aziende che gestiscono le reti, che producono i software P2P, quelli che dai milioni di download quotidiani guadagnano traffico sui loro siti e pubblicità da vendere. E' da questa ipotesi che è partita Qtrax per portare, finalmente, nella legalità decine di milioni di persone che in tutto il mondo scaricano musica utilizzando i software di "file sharing" e le reti "peer to peer", annunciando la nascita del primo servizio legale di download musicale gratuito, interamente sostenuto dalla pubblicità.
La Qtrax ha forse annunciato troppo in fretta le sue intenzioni; in realtà è ancora priva del via libera definitivo da parte delle major discografiche, come hanno voluto sottolineare sia la Warner, che la Universal che la Emi.
Altri siti già offrono musica gratuitamente, facendo pagare il conto agli investitori pubblicitari: "Jamendo", che lavora sulla base delle nuove licenze Creative Commons, "We7", sito realizzato da una delle grandi star del rock, Peter Gabriel, o il sito italiano "Downlovers.it".

La direzione seguita dalla rete è una sola, quella dei contenuti gratuiti. Uno degli alfieri di questa rivoluzione è Janus Friis, un giovane di Copenhagen che a soli 31 anni si trova ad essere miliardario e, allo stesso tempo, uno dei principali protagonisti dell'"era gratuita". Friis è l'inventore di KaZaA, uno dei più fortunati software di file sharing al mondo, ed è sempre lui ad aver creato Skype, basato sempre sul "peer to peer" ma destinato, in questo caso, a far telefonare gratuitamente gli utenti della rete. Ora ha lanciato un nuovo sito, "Joost", dove ad essere gratis sono i contenuti video.

Attraverso Internet è possibile anche leggere gratuitamente i giornali di tutto il mondo, dal New York Times a Wall Street Journal, da Le Monde a El Pais, e la diffusione delle testate online cresce ogni giorno di più, assieme al numero delle persone che le legge.

Gratis è anche il software; moltissime applicazioni per ogni tipo di necessità, dalla scrittura al disegno, sono "freeware" e si possono facilmente reperire in rete; centinaia di siti offrono questa possibilità, quali, ad esempio "osliving. com"o "pc-facile.com"; grandi aziende come la Microsoft si sono dovute adeguare, diffondendo gratuitamente l' Internet Explorer e il Windows Media Player.

E' gratis anche la televisione; quella di "YouTube", con il suo gigantesco archivio di video, quella in diretta, offerta da siti come "Coolstreaming", che attraverso il peer to peer consente di vedere sul computer le tv di mezzo mondo, calcio compreso o quella di "iFilm", in cui si possono vedere film corti e videoclip.

Sono molti i gruppi di pressione che operano per un adeguamento delle norme sui diritti d'autore a questa nuova tendenza mondiale: dal "Free Software Movement" a chi lavora nel campo del "copyleft", ovvero del cambiamento delle leggi sul copyright. Tra questi ultimi il professor Lawrence Lessig che ha presentato al MidemNet di Cannes "Creative Commons", il movimento da lui stesso sostenuto per modificare i limiti che le norme del copyright impongono e che virtualmente mettono fuori legge milioni di utilizzatori di files audio e video del mondo: "Nessuno vuole essere un pirata - ha sottolineato Lessig - sono le regole che devono cambiare".

Nessun commento: